Pensare a Ruben fa venire in mente un luogo dove ci si possa sentire a casa, un luogo dove trovare un momento dedicato alle relazioni, un luogo dove si creano e si fortificano relazioni e legami sociali un luogo dove si fa comunità.
Questo periodo di emergenza sanitaria (ma anche sociale ed economica) ci ha costretto, come abbiamo già avuto modo di raccontare, a cambiare la modalità di operare passando obbligatoriamente all’asporto, mantenendo la dimensione relazionale al centro del nostro intervento e dei nostri pensieri, così come valori quali la solidarietà e il senso di comunità. Di solidarietà e senso di comunità se ne è sentito parlare molto ultimamente, come conseguenza e reazione ad una situazione, una crisi generalizzata che accomuna tutti (a diversi livelli) e che ha messo tutti dalla stessa parte contro un nemico unico tanto chiaro quanto invisibile, che sembra aver risvegliato questi valori, fatti riscoprire o solo momentaneamente messi in vetrina. Fino a poco prima dell’emergenza stavamo attraversando una stagione sociale caratterizzata dall’isolamento e dal diradarsi dei legami sociali, condizione nella quale versavano tipicamente i nostri commensali e in generale le persone e famiglie in difficoltà economica.
A Ruben infatti l’incontro e la condivisione a partire da una situazione di difficoltà che si sta attraversando è sempre stato il cuore della nostra esperienza, negli anni si sono creati legami tra commensali, amicizie tra i volontari, relazioni d’aiuto tra commensali e volontari e un forte legame con un luogo certo e attento, che restituisce visibilità e dignità alle persone e alle loro storie nel senso più autentico, quello dell’incontro, dello scambio reciproco e dalla relazione. Questo è sempre stato Ruben.
Un progetto di contrasto alle nuove forme di povertà, che sappiamo essere caratterizzate da un impoverimento che non è solo economico ma anche sociale, relazionale e di prospettive. L’isolamento generato da questi percorsi cerchiamo di prevenirlo da sempre e da sempre cerchiamo modalità per intercettare chi, in difficoltà, rischia di essere isolato o isolarsi, e continuiamo così, chiedendo a tutti il sostegno nel segnalare situazioni di questo tipo (sia alla rete degli enti invianti, sia ai volontari e alla cittadinanza).
Per questi motivi la risposta arrivata da Ruben a questa crisi non ci ha stupiti, una risposta composta e orientata a quei valori che qui non andavano riscoperti perché già parte della nostra esperienza. Commensali, che prima sedendosi allo stesso tavolo si incontravano, ora trovano a distanza e fuori in fila nuove forme di socialità, scelgono insieme il menù che credono migliore, si scambiano le più disparate opinioni, si organizzano per portare la cena a chi non può uscire, si preoccupano per chi non vedono arrivare per qualche giorno; all’interno di Ruben non mancano sorrisi, battute e a volte anche discussioni; abbiamo festeggiato compleanni in modo discreto e prodente, sono nate nuove amicizie, ci siamo scambiati ricette, ci siamo commossi rivedendo commensali che non vedevamo da un po’ e abbiamo ricevuto da parte loro torte o erbe aromatiche come regali. Piccoli esempi di diversi modi di dirsi grazie, di esserci reciprocamente e di sostenersi anche se nella distanza.
A Ruben il distanziamento è fisico, nessuno è solo, abbiamo solo trovato nuovi modi per dare forza alle relazioni. Esempio di questa attitudine sono i nostri numerosi volontari, vicini a Ruben anche nella distanza, una vicinanza palpabile, la vediamo dalla presenza su facebook, dai gruppi whatsapp, dalle video chiamate (a breve nuove date per rivedersi!), dalle chiamate che ci fate per sapere come stiamo e come procede la vita a Ruben. Speriamo di tornare presto alla nostra forma organizzativa originaria, tornando ad accogliere ogni sera commensali e volontari per la condivisione della cena, anche se consapevoli che sarà un passaggio delicato.
La fase due per Ruben riguarderà il ritorno graduale alla condivisione della cena presso Ristorante Ruben e il ripristino dei servizi di supporto che andranno riprogettati e nel caso riadattati ai nuovi bisogni. La ricerca e l’analisi in riferimento ai nuovi bisogni sociali e alle recentissime forme di povertà che hanno colpito una nuova fetta di popolazione saranno importanti in questa fase per poter orientare gli interventi e le progettazioni future e in questo coinvolgeremo i volontari da domicilio come ricercatori, stiamo infatti predisponendo con l’università Bicocca, all’interno della ricerca già in corso, una parte di ricerca specifica sull’emergenza odierna e sui nuovi percorsi di impoverimento. Vi terremo aggiornati e grazie per la vicinanza che continuate a farci sentire.
Una vicinanza che sentiamo e per la quale ringraziamo anche la nostra rete “storica” che gestiva gli sportelli all’interno di Progetto Ruben:
- I Custodi Sociali di Spazio Aperto Servizi che tornano, telefonicamente, tutti i giovedì per orientare al meglio i nostri commensali;
- Eqality, che non ha mai smesso di rendersi disponibile a distanza per consulenze legali;
- DIF, che oltre alle consulenze legali continua a rendersi disponibile per consulenze psicologiche
Ma anche Fondazione Guzzetti, Medici in Famiglia, Municipio 6 e 7, la rete QUBI e tante altre associazioni e realtà con le quali si continua a fare rete.
Il nostro essere incubatore di relazioni quindi non si ferma, anzi si fortifica e progetta nuove e sempre più efficaci soluzioni. A breve gli adeguamenti previsti dalla nostra Fase2, me intanto ecco gli aggiornamenti sul progetto #CISIAMO: proseguono le chiamate ai/alle nostre commensali, le chiamate sono state ad oggi più di 200 con recall periodico per le situazioni di solitudine maggiore., mentre sono stati tesserati nella formula “tessere provvisorie emergenza” 80 nuove persone di cui 26 bambini tra gli 0 e 12 anni.
Proseguono gli aggiornamenti sulla nostra pagina faebook che non ci annoieremo mai di chiedervi di condividere sempre più. Si accettano consigli e suggerimenti su info utili!
Un caro saluto a tutti.